
Intanto, vari personaggi del settore del gioco d’azzardo hanno espresso le proprie preoccupazioni relativi alla legge che vieterà ogni forma di pubblicità di gioco d’azzardo nel nostro paese, fornendo diversi argomenti. La questione è stata persino inviata alla Commissione Europea. Il testo ha riscontrato una forte opposizione anche da parte del mondo sportivo italiano, che è sostenuto in gran parte da sponsorizzazioni di società di gioco.
LeoVegas deposita un reclamo presso la Commissione Europea

Lindahl ha affermato anche che la pubblicità di gioco è uno dei principali vantaggi delle società di gioco che detengono una concessione regolare rispetto a quelle non autorizzate. Infatti, va sottolineato che questa è la posizione di molti altri esponenti dell’industria, secondo cui uno dei principali effetti negativi dal divieto sarebbe appunto il passaggio di numerosi giocatori nelle mani dell’illegalità.
Venerdì scorso nei media è emersa la notizia che LeoVegas ha ufficialmente presentato un reclamo alla Commissione Europea, sostenendo che il Decreto Dignità violi la legislazione dell’UE, in particolare le norme che regolano la capacità degli Stati membri di limitare il commercio di beni e servizi.
Lindahl, ha dichiarato che la società ha presentato una denuncia alla CE in quanto il leader del M5S che ha promosso il Decreto Dignità, Luigi Di Maio, non voleva accettare un confronto democratico con l’industria del gioco d’azzardo locale operatori. In effetti, in diverse occasioni il dirigente di LeoVegas, così come altri esponenti del settore, hanno invitato il vice premier a un tavolo di confronto, tuttavia un tale incontro non è mai stato programmato.
Il direttore ha aggiunto che LeoVegas è determinato a dimostrare a Di Maio che il divieto pubblicitario non rispetta le leggi europee e soprattutto non protegge, ma anzi espone gli italiani a una maggiore probabilità di comportamenti problematici di gioco canalizzandoli verso operatori online non autorizzati.
Il mondo dello Sport italiano invita il Parlamento a modificare il Decreto Dignità

Secondo loro, il divieto assoluto delle pubblicità avrà un impatto negativo sullo sport italiano in quanto limiterà le risorse del mondo professionale e ridurrà la competitività internazionale delle squadre italiane. A questo proposito, hanno invitato il Parlamento a individuare soluzioni che saranno in grado a mitigare gli effetti negativi dalla legge sullo sport.
Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva del M5S hanno risposto che ‘Chi ama lo sport non azzarda‘ e ha ricordato che il divieto è sostenuto da Damiano Tommassi dell’Associazione Italiana Calciatori e 2,5 milioni di tesserati sportivi. Hanno inoltre invitato le leghe professionistiche a visitare il centro Caritas di Roma. Secondo i dati del centro, l’80% dei giocatori minori scommettono a causa degli spot televisivi e il 67% per pubblicità online.
Secondo quanto ricorda GiocoNews, invee, secondo i dati della Caritas, a Roma ci sono 256 ludpati in cura, che rappresentano solo lo 0,005% del totale della popolazione. Naturalmente, queste persone devono essere curate, tuttavia, secondo il portale, sui dati non si deve bluffare.
Paola Binetti ritiene le sanzioni non adeguate

Secondo la senatrice, Di Maio ha previsto il divieto assoluto della pubblicità, ma secondo la relazione tecnica della Commissione Bilancio gli effetti derivati dall’applicazione sarebbero ‘peggiori del male che si pretende di curare o meglio di prevenire‘. Secondo Binetti ciò sarà ‘il trionfo dell’illegalità’ e si passerà facilmente dall’illegalità alla criminalità.
La senatrice Udc ha detto inoltre che il divieto sulle pubblicità già esiste, in quanto, tra le altre cose la nota tecnica prevede il divieto degli spot di gioco durante le trasmissioni rivolte ai minori. Secondo Binetti le norme esistenti dono dirette a contrastare la ludopatia, ma la nota tecnica omette di dire che manca un apparato sanzionatorio adeguato. Invece, cresce il numero dei giocatori e il volume delle giocate. Pertanto, oltre a promuovere il divieto alle pubblicità, secondo Binetti, Di Maio deve prevedere anche sanzioni adeguate per chi non lo rispetta.
