
Va ricordato che l’operazione ‘Game Over’ ha portato all’arresto di 31 soggetti indagati per riciclaggio, associazione criminale per la raccolta di scommesse, truffa ai danni dello Stato e trasferimenti fraudolenti. A seguito dell’indagine della Procura, è stato evidenziato l’interesse di Cosa Nostra alle agenzie di scommesse e agli apparecchi da gioco.
Uno dei personaggi chiave dell’inchiesta è stato Benedetto ‘Ninì’ Bacchi, imprenditore italiano che attraverso una rete di centri scommesse distribuiva profitti all’organizzazione mafiosa. I flussi di denaro provenienti dal sistema abusivo venivano ripuliti dal ‘re delle scommesse online’ che doveva trovare i canali per realizzarlo.
Solo due settimane fa, la Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di scarcerazione di Bacchi e del suo braccio destro Antonio Lo Baido e i due sono rimasti detenuti a Udine e Palermo. Verso la fine di febbraio sono stati liberati 4 persone indagate, mentre altri 3 erano già stati scarcerati. All’inizio di aprile la polizia Maltese ha catturato un altro imputato per cui il Tribunale di Palermo aveva disposto arresto domiciliari e che era riuscito a sfuggire dopo il suo arresto, recandosi a Malta.
Commentando la scarcerazione di Devis Zangara, gli avvocati Antonio Ingroia ed Antonio Maltese hanno detto che l’architetto ora potrà tornare a svolgere la sua attività lavorativi. I difensori sono riusciti a dimostrare la sua assoluta innocenza dopo mesi di duro lavoro e Zangara è risultato estraneo alle accuse nei suoi confronti. L’istanza di scarcerazione è stata prima rigettata dal Gip Antonella Consiglio, tuttavia, la richiesta degli avvocati è stata accolta dal Tribunale di Riesame che, oltre la liberazione, ha ordinato il dissequestro dei conti correnti e dell’azienda intestata all’architetto.
Altri due arresti e 4 milioni di euro sequestrati

Nell’indagine sono state coinvolte 5 società con sede legale a Gallante operanti nell’area di Varese e Milano nel settore dei videogiochi e che gestivano centinaia di punti di vendita con lo stesso marchio, sparsi in tutta la penisola. Secondo quanto rivelato durante l’inchiesta, tra il 2015 e il 2017, le aziende hanno implementato una serie di condotte fraudolente, avvenute tramite emissione e annotazione di false fatturazioni, che hanno portato anche a procedure concorsuali.
Le Fiamme Gialle hanno effettuato verifiche fiscali, grazie ai quali sono stati recuprati oltre 20 milioni di euro di base imponibile e un’evasione di IVA di 2 milioni di euro, così come 200.000€ di ritenute operate e non vrsate.
I due arrestati sono indagati anche per bancarotta fraudolenta dopo aver distratto beni delle aziende in bancarotta, per circa 4 milioni, svuotando i magazzini dei negozi e offrendo “in nero” giochi e console, o costituendo nuove imprese utilizzate per la vendita sottocosto di videogiochi, anche tramite piattaforme di vendita online.
