
Secondo i sindacati, l’incapacità e l’immobilità del consiglio di amministrazione e del direttore generale della casa da gioco Giancarlo Prestinoni hanno eliminato tutto il lavoro svolto durante il periodo di solidarietà che aveva restituito equilibrio e stabilità al casinò.
Quindi i lavori dei tre appalti partecipano alle azioni di lotta: il Bar Ristorante ‘New Generation’, Vigilanza ‘Skp’, Pulizie ‘Eporlux’ che, secondo i sindacati, subiscono danni ingenti e continui a seguito dei tagli, dei ritardi nel pagamento degli stipendi, e della gestione insignificante delle gare.
Semeria e Scialanca hanno inoltre ribadito che dall’inizio dell’anno al momento attuale Casinò Spa ha incassato 1,9 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con calo delle presenze di 7.700 unità. Secondo i due sindacalisti, il calo degli incassi e il cairico di spese e consultazioni indiscriminate, stanno portando l’azienda ‘sull’orlo del baratro’.
I cattivi risultati e la richiesta di dimissioni

Nel febbraio del 2018 il Casinò ha registrato incassi di 3,58 milioni di euro, che rappresenta una flessione dell’11,46% rispetto al dato registrato nel 2017. Il numero delle presenze è sceso del 15,09% su base annua a 15.685 unità. Le slot machines hanno generato 2,84 milioni di euro, in diminuzione dell’1,7% su base annua.
Secondo Semeria e Scialanca sono in uno stato di abbandono le sale dei giochi elettromeccanici private di misure di sicurezza e che soffrono dai tagli all’ospitalità e il ritiro del parcheggio gratuito per i clienti, così come le sale dei giochi tradizionali private di giocatori, sempre penalizzati in ospitalità in cui lavorano solo 50 dipendenti per cui manca una seria organizzazione del lavoro.
Alla fine della nota, i sindacalisti spiegano che la crescente preoccupazione e la consapevolezza che non vi sia più tempo da perdere gli ha portato a chiedere le dimissioni immediate del Consiglio di Amministratore e del Direttore Generale del casinò. Secondo Semeria e Scialanca, i lavoratori non devono essere quelli a contribuire finanziariamente a un possibile squilibrio di bilancio e quindi chiedono che si costituisca al più presto una struttura gestionale capace, in grado di ‘traghettarci fuori dalla palude’.
