La riapertura delle case da gioco storiche – piano di sviluppo del turismo o sogni appartenenti a un glorioso passato

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Lo scorso mese in vista alle elezioni politiche, a un incontro con gli imprenditori di Assolombarda, il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha spiegato quali sono, secondo lui, le necessità di Sicilia vista come una regione ‘in agonia’. Il Cavaliere ha detto che è necessario riaprire il Casinò a Taormina come parte del piano per il Sud.

L’ex premier ha ricordato che avevano progettato il Ponte sullo Stretto, avevano trovato i fondi necessari e avevano fatto l’appalto, tuttavia con l’arrivo della sinistra il progetto è stato bloccato. Secondo Berlusconi dovrebbe essere fatta una casa da gioco a Taormina e adottare un piano Marshall per la realizzazione di infrastrutture e ferrovie principalmente in Sicilia.

Questa non è stata la prima volta in cui il leader di FI ha parlato della sua proposta. Ancora nel mese di novembre del 2017, al comizio di Catania in sostegno del governatore di Sicilia ha annunciato il proprio impegno per costruire Ponte sullo Stretto e casinò che è importante per i flussi ‘come accade a Malta’.

Anche Angelino Alfano, ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale nel Governo Gentiloni, e ex Ministro della giustizia nel governo Berlusconi IV, ha espresso in diverse occasioni il parere che le case da gioco autorizzate potrebbero alimentare il turismo.

Nel maggio del 2016, in un’intervista ad Avvenire Alfano ha detto che è necessario affrontare la questione del gioco d’azzardo con una serie di interventi, ma non si deve perdere di vista la competitività dei casinò regolamentati e autorizzati, operanti in base alla legge.

Secondo il ministro, le case da gioco sono spesso costrette a competere contro una concorrenza più che agguerrita, rappresentata in parte da slot machine e altro apparecchi da gioco simili. In questo contesto, Alfano crede che i casinò possano ancora rappresentare un elemento attraente, aumentando il turismo e innescando una sana competitività tra i territori.

Alla fine, il ministro ha commentato che il governo stava studiando un’ipotesi di intervento che mira a salvaguardare le case da gioco italiane, rivedere la regolamentazione del settore con la massima garanzia di serietà e trasparenza finanziaria, con particolare attenzione all’equilibrio del bilancio, disarmando le mafie che approfittano della dipendenza dal gioco.

*foto tratta da blogtaormina

Il casinò di Casinò di Taormina e altri casinò storici non più operanti

È interessante esaminare quali sono le case da gioco italiane non più attive che potrebbero essere di nuovo fonte di flussi e dare una spinta al turismo. In primo luogo, naturalmente, va ricordato il Casinò di Taormina, famoso per le sue bellezze, monumenti storici e per i personaggi illustri che ammiravano i suoi panoramici. Situata nella provincia di Messina in Sicilia, la casa da gioco fu un centro della mondalità del passato.

Il casinò fu aperto per poco meno di due anni dal febbraio del 1963 al gennaio del 1965 ma ebbe una storia gloriosa. La casa da gioco fu gestita da Domenico Guarnaschelli che aveva precedentemente amministrato il Casinò di Tripoli. Sotto la sua gestione, la Villa Mon Repos accolse numerosi volti noti, tra cui Cary Grant** e Marlene Dietrich e diversi altri divi dell’epoca. La casa da gioco fu chiusa per un ordine di un provvedimento della Repubblica italiana e da allora il Meridone non ha più avuto un casinò.

Bagni di Lucca è una storica località situata in Toscana dove nel 1308 fu aperta la prima sala da gioco regolamentata dalla contessa Matilde. Il primo casinò fu aperto nel 1837 da Carlo Ludovico, duca di Lucca, che fece dalla provincia la prima località turistico termale in Europa ad avere un casinò. Il suo esempio fu seguito da altre proprietà europee.

Nella sala da gioco si praticavano diversi giochi classici come il biribissi e il baccarat nella sua variante Punto Banco. Nel 1953, invece, la licenza del casinò scadde e non fu più rinnovata. Da allora il palazzo ospite può essere visitato come un museo che mostra il suo passato glorioso.

Nei primi anni del XX secolo, fu continuata la tendenza di offrire giochi da casinò insieme ai servizi turistici termali. Nel 1905 a San Pellegrino Terme fu inaugurato il Grand Hotel e nel 1907 aprì le porte il casinò Municipale in stile liberty che colpì i visitatori con le due torri della facciata e la sua eleganza.

Rimase attivo fino al 1917 e fu riaperto quattro anni dopo. Tuttavia fu richiuso nel 1924. Nel 1946 si fece un altro tentativo di riapertura, ma durò solo per alcuni mesi. Oggi il casinò è sede di eventi culturali e offre visite guidate.

Ultimo ma non meno importante, è Merano, un centro termale in Trentino-Alto Adige, dove sempre all’inizio del Novecento fu aperto il casinò che ha accolto diversi personaggi illustri europei. La casa da gioco interruppe le attività con la Grande Guerra e fu riaperta nel 1939 per poi chiudere di nuovo le porte a causa della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1945 riprese a operare, tuttavia nel 1946 entrò in vigore il decreto che portò alla chiusura di tutte case da gioco italiane tranne quella di Campione d’Italia, Sanremo, Venezia e Saint Vincent.

**foto tratta da la Repubblica Palermo

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